In Italia prove di guerra al P2PScoppierà nei prossimi mesi, grazie a una piattaforma ad hoc creata da Cisco. Importanti provider italiani la stanno già sperimentando e si apprestano a girare la vite sul peer-to-peer. Come? Agendo sulle proprie reti |
Roma - I provider italiani si preparano ad arginare il fenomeno peer-to-peer, filtrando il traffico degli utenti in modo da dare pià banda ad altri tipi di applicazioni. Lo faranno nelle prossime settimane grazie a un servizio di Cisco, il Service Control Engine , che qualche provider ha già provato in via sperimentale ed è ora in procinto di attivare sul proprio parco di utenti. Ne parla Cisco Systems a Punto Informatico. |
"Si tratta di una piattaforma hardware e software che è stata applicata per la prima volta in Giappone, con successo, per limitare l'impatto del traffico peer-to-peer", spiega Diego Zucca , Manager Systems Engineering SP Challengers Cisco Systems Italy. "Permette ai provider di fare bandwidth shaping, blocking o redirezione di traffico per togliere banda alle applicazioni peer-to-peer e riservarne quindi di pià ad altri servizi". |
La conseguenza è che gli utenti, quando il Service Control Engine sarà attivo, non potranno scaricare a banda piena con software quali eMule o BitTorrent ; in compenso, avranno maggiore velocità dedicata a VoIP, video streaming (cinema, Tv), navigazione . Quali provider stanno per girare la vite sul peer-to-peer? "Ovviamente non posso fare nomi, si tratta perಠdi provider importanti. Sono sul punto di attivare il filtro; qualcuno, forse, già l'ha sperimentato in alcuni punti di presenza nazionali", dice Zucca. |
àˆ questa la novità . Non lo è la piattaforma Cisco (lanciata pià di un anno fa), nà© la facoltà per i provider di filtrare il peer-to-peer - già da tempo sono disponili vari software e sistemi che possono servire a questo scopo. "Limitare la banda peer to peer è cosa possibilissima e anche piuttosto facile da fare", nota Stefano Quintarelli , presidente di AIIP , l'associazione dei principali provider italiani. "Non mi risulta perಠche qualche provider italiano lo faccia", aggiunge Quintarelli. Non sono d'accordo alcuni utenti. |
Di tanto in tanto qualcuno si affaccia su forum e newsgroup e accusa il proprio provider di limitare a bella posta la banda peer to peer . Altri utenti a quel punto si associano alla protesta, facendo coro di sospetti. In questi giorni, è il turno di Telvia : gli utenti hanno concertato la protesta creando un apposito gruppo di discussione su Yahoo , con quasi novanta iscritti. Le discussioni sono incessanti: vanno al ritmo di cento messaggi alla settimana. Hanno problemi con eMule: va troppo lento, dicono; e qualcuno, di recente, si lamenta anche della velocità di navigazione. Telvia nega di filtrare il peer to peer. In passato, simili accuse erano state rivolte a Wind, che sua volta le aveva rigettate. |
Non è possibile trovare prove oggettive per smentire i provider; la sola cosa certa è che il peer to peer, oggi, è molto facile da filtrare . E che nell'immediato futuro questa possibilità , in Italia, si tradurrà in atto. Forse gli utenti che si lamentano abitano in una di quelle città dove gli operatori hanno già provato in via sperimentale i servizi di filtro? Non è possibile andare oltre questa ipotesi. Ce n'è un'altra, fiancheggiata dai provider: i sospetti degli utenti sono infondati, i filtri del peer-to-peer sono stati (almeno finora) una leggenda metropolitana . |
Come insegna l'esperienza comune, in effetti, con alcune applicazioni peer to peer, in particolare con eMule, non è facile andare a banda piena. àˆ noto, del resto, che il peer-to-peer non è un buon modo per valutare la qualità della propria connessione . Ma nei prossimi mesi questa paura di andare come lumache con il peer-to-peer si trasformerà in realtà , a causa dei filtri applicati dai provider? Cisco getta acqua su questi timori. |
"Lo scenario probabile", dice Zucca, "sarà che l'utente invece di scaricare l'MP3 in un minuto ce ne metterà due". Se sarà cosà¬, forse solo una nicchia di utenti protesterà - coloro che vogliono scaricare sempre alla massima velocità con il peer to peer. Non ci saranno problemi per gli altri: coloro che non fanno peer-to-peer o che sono disposti a pazientare per avere il file completo. |
Sia gli uni sia gli altri, inoltre, sostiene Cisco, avranno una migliore esperienza di navigazione, VoIP e streaming. Sono applicazioni, infatti, che a differenza del peer-to-peer soffrono molto dei cali di velocità ; diventa frustrante utilizzarle se ci sono ritardi nella trasmissione dati. Richiedono un'interazione in tempo reale. |
L'idea di dare pià banda alle applicazioni che ne hanno pià bisogno non è malvagia; resta da vedere come si regoleranno i provider . Se arriveranno a chiudere di netto i rubinetti al peer to peer, usando in modo radicale i filtri, le proteste si faranno sentire. |
"Non credo che sarà bloccato il P2P; prevedo piuttosto che sarà ridimensionato", sostiene perಠZucca. Il punto è che "un filtro di questo tipo è un'arma a doppio taglio , per l'operatore. Favorisce la clientela business e quelli che usano applicazioni evolute. Ma rischia di scontentare il pubblico del P2P, che puಠessere un asset importante per il provider". Insomma, è probabile che non ci saranno grossi contraccolpi . Magari i filtri scatteranno per dare priorità ad applicazioni critiche, ai danni del P2P, soltanto quando la banda del network sarà satura. Di notte, quando i patiti del P2P peer lasciano il computer acceso a scaricare, forse non ci saranno filtri. |
Questa situazione è l'effetto di una fase di transizione : "Gli operatori italiani stanno passando da un business basato sulla vendita dell'accesso a Internet, a un business pià complesso, che include anche servizi e contenuti addizionali, pagati a parte dall'utente", dice Zucca. Cresce insomma il bisogno di tutelare applicazioni critiche (VoIP, streaming, servizi per le aziende) dagli eccessi del peer-to-peer. |
Il Control Engine di Cisco, ispezionando i pacchetti, funge anche per altri scopi: "Permette agli operatori di fare pagare a parte alcuni servizi , in base al traffico generato dagli utenti, distinto dal resto grazie al Control Engine. Oppure apre la porta al marketing intelligence - l'ispezione dei pacchetti permette ai provider di capire quali sono le abitudini dei propri utenti in Internet". Si aprono allora anche problemi di privacy . Questo tipo di marketing intelligence non ne è forse una violazione? |
A spingere gli operatori in questa direzione si sommano altri fattori: "Il traffico P2P, complice la diffusione dell'Adsl flat, è ormai arrivato a livelli critici e forse sta cominciando ad aggredire risorse di banda preziose per i provider. Oggi quasi tutti gli operatori usano un network comune per gli utenti consumer e business; il pubblico che scarica in massa ha già cominciato forse a togliere risorse alle aziende . Se un'applicazione di trading online zoppica perchà© la banda è poca, per i provider sono guai". Insomma, sembra che quest'estate in Italia si stia arrivando a un punto di rottura nei rapporti tra utenti P2P e operatori. |
La tecnologia, del resto, è già pronta: il control engine di Cisco riesce a identificare il traffico di sharing (e, di conseguenza, limitarne la priorità ) tramite una stateful inspection sui pacchetti. Cosଠè possibile capire a quale applicazione sono associati . |
Ci sono tuttavia vari tipi di software P2P; certuni, che usano un set di port standard di comunicazione, possono essere filtrati in modo semplice , a livello di router o di firewall. "Altri, come Winmx, sfruttano invece la tecnica del port hopping: cambiano in automatico le porte usate appena si accorgono che quelle tradizionali sono bloccate", spiega Fabio Bolognesi , Security Consultant presso Inet ed "uno dei maggiori esperti italiani di sicurezza delle reti", come lo definisce Quintarelli. La stateful inspection riesce a scovare anche il peer to peer che si serve del port hopping; "per esempio", spiega Bolognesi, "molto spesso la tecnica di incapsulare traffico P2P su http o altro. In questo caso torna utile la stateful inspection: controllerà il contenuto dei pacchetti per vedere se quello che transita è traffico lecito ai fini del protocollo http. Se no, filtra il traffico". |
Altri software P2P, come eMule o Kazaa, usano signature standard. Le piattaforme di stateful inspection, alla stregua degli antivirus, hanno un created_atbase aggiornato di signature P2P e cosଠpossono rilevare quelle "impronte" nei pacchetti. "Se all'interno del pacchetto c'è un match con la signature utilizzata da un software P2P, il traffico ne viene bloccato ", dice Bolognesi. "Questo - aggiunge - è possibile anche tramite vari sistemi di Intrusion Prevention System (IPS) e software di Content Filtering (vedi Websense) che hanno moduli software opzionali per controllare/bloccare P2P, IM (instant messaging) eccetera". L'esercito che rintuzzerà il P2P ha insomma le armi affilate. E i provider si preparano a metterlo in campo, per la prima volta, ufficialmente, anche in Italia. |
Autore: Alessandro Longo |
Fonte: Punto-Informatico [vedi l'articolo originale] |
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